Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo caso, inattuale; ma ,proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire ed afferrare il suo tempo.
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La contemporaneità è , cioè, una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce ad esso e,insieme, ne prende le distanze; più precisamente, essa è quella relazione col tempo che aderisce ad esso attraverso una sfasatura ed un anacronismo. Coloro che coincidono troppo pienamente con l'epoca, che combaciano in ogni punto perfettamente con essa, non sono contemporanei perché, proprio per questo, non riescono a vederla,(.....)

....Il contemporaneo- deve tener fisso lo sguardo nel suo tempo. Ma che cosa vede chi vede il suo tempo, il sorriso demente del suo secolo? Vorrei a questo punto proporvi una seconda definizione della contemporaneità: contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio. Tutti i tempi sono,per chi ne esperisce la contemporaneità, oscuri.
Contemporaneo è colui che sa vedere quella oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente.
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Perché riuscire a percepire le tenebre che provengono dall'epoca dovrebbe interessarci?
Non è forse il buio un'esperienza anonima e per definizione impenetrabile ,qualcosa che non è diretto a noi e non può perciò riguardarci? Al contrario il contemporaneo è colui che percepisce il buio del suo tempo come qualcosa che lo riguarda e non cessa di interpellarlo, qualcosa che più di ogni luce, si rivolge direttamente e singolarmente a lui. Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal suo tempo.
(........) Quel che percepiamo come il buio del cielo, è questa luce che viaggia velocissima verso di noi e tuttavia non può raggiungerci, perché le galassie da cui proviene si allontanano a una velocità superiore a quella della luce.
Percepire nel buio del presente questa luce che cerca di raggiungerci e non può farlo, questo significa essere contemporanei. Per questo i contemporanei sono rari. E per questo essere contemporanei è , innanzitutto, una questione di coraggio : perché significa essere capaci non solo ti tenere fisso lo sguardo nel buio dell'epoca, ma anche di percepire in quel buio una luce che ,diretta verso di noi, si allontana infinitamente da noi. Cioè ancora : essere puntuali ad un appuntamento che si può solo mancare.

 


Da ‘ che cos'è il contemporaneo?' in ‘Nudità' -Giorgio Agamben